Il lagotto non presenta grosse difficoltà nell'apprendere l'addestramento base per la ricerca del tartufo; questa caratteristica è molto apprezzata dai tartufai neofiti che iniziano per la prima volta questa avventura ai quali serve un compagno di avventure sveglio, volenteroso e soprattutto obbediente.
Per il neofita è necessario che il cane si dimostri intelligente tanto da apprendere gli esercizi base velocemente in modo da fomentare la volontà a proseguire l'addestramento sia nella ricerca simulata che in tartufaia naturale. Cani più vivaci e con istinto atavico per la caccia sono più difficile da gestire e soprattutto in loro è meno naturale l'azione di scavare.
Il suo ricciolo stretto in una morsa dal pelo e dal sottopelo lo rende senza paura di fronte ad una folta vegetazione ricca di spine e la sua dimensione contenuta ne facilita la penetrazione.
Il fitto manto di fatti lo protegge dalle punture delle spine, ma risulta essere molto importante anche nei periodi invernali, quando il freddo sfianca i cani a pelo corto ma non il lagotto. La ricerca del tartufo di questo cane durante il periodo invernale risulta essere particolarmente brillante, trovandosi a proprio agio anche fra la neve.
La selezione fatta da molti anni verso quei soggetti meno attratti dal selvatico ha fatto si che il lagotto, come lo vediamo oggi, sia quasi totalmente disinteressato dagli altri animali, rimanendo concentrato nell'unica azione di suo interesse, la ricerca del tartufo, risultando così più facile da condurre anche per chi è alla prima esperienza di vita con un cane.
Caratteristica apprezzatissima sia da neofiti ma soprattutto da esperti tartufai è l'intensità con la quale il lagotto romagnolo ricerca il tartufo.
Presenta una cerca lenta, ma molto concentrata, come detto in precedenza, non si distrae alla presenza di altri animali, rimanendo costantemente con il naso a terra alla ricerca di emanazioni del terreno.
Questa caratteristica risulta, oggi più che mai vincente, visto il gran numero di tartufai e di cani in circolazione in quelle tartufaie dove il percorso è obbligato all'interno di un canale o nei campi circostanti. Tartufaie molto battute dove chi fà la differenza è il cane concentrato, dalla cerca meticolosa in grado di scovare la più minima emanazione di odore, quella cioè del tartufo ancora non completamente maturo, che una ricerca poco approfondita non scoverebbe.
Non tutte le sue doti del passato si sono affievolite come l'istinto di caccia, quella del riporto infatti è viva più che mai in questa razza ed è sicuramente una dote apprezzata da tutti i tartufai.
Le prime fasi di addestramento del cucciolo di lagotto prevedono il gioco con il tartufo o un barattolo contenente lo stesso. Questo gioco risulta particolarmente interessante per il piccolo che istintivamente riporta nei pressi del suo addestratore il contenitore per poter continuare il gioco per più volte. Anche se durante la ricerca in ambiente naturale non sfrutteremo il riporto questo è importantissimo nella fase di addestramento, il cucciolo difatti svilupperà possessività , continuità e passione nel cercare la fonte odorosa.
Da grande avrà "il dente morbido" non tenderà a stringere il tartufo effettuando il riporto dello stesso senza rovinarlo.
Questa dote è molto utile per prelevare il tartufo la dove il tartufaio non può arrivare, come ad esempio nei fitti roveti oppure in terreni scoscesi dove i bipedi non sono ammessi. Vogliamo sottolineare che la legge stabilisce che il tartufaio dopo il ritrovamento del tartufo debba ricoprire il buco accuratamente, ricostruendolo con la terra tolta durante l'escavazione, pena sanzione. Quindi anche se utilizzeremo questa dote del lagotto bisogna ricordarsi di rispettare questa importante regola che preserva tra l'altro la tartufaia dall'estinzione.