Ricerca del Tartufo Bianco pregiato con il Bracco Ungherese
Queste sono le foto del Tartufo Bianco Pregiato che vediamo nella maggior parte dei siti o delle riviste, ma non sempre esse trasmettono la difficoltà che abbiamo dovuto affrontare nell’escavazione del tuber o quali stratagemmi ha dovuto adottare il nostro fedele amico per arrivare all’ambito bottino.
Ed e’ per questo che ho scattato le foto che vedrete, attraverso esse si può capire il perché questo prezioso frutto della terra arrivi ad avere dei costi vertiginosi e perché non tutti riescano a trovarne con facilità.
Decido di partire con il buio per poter arrivare al luogo prescelto con il sorgere del sole, sperando che nessuno mi anticipi.
La
tartufaia, pur trovandosi in un luogo facilmente raggiungibile non e’ molto frequentata dai
tartufai perché presenta un discreto livello di difficoltà, in quanto il canale ha gli argini molto scoscesi, i cani non vi scendono volentieri ed in caso di ritrovamento è molto difficile estrarre il tartufo.
Inoltre, per complicare le cose, i tartufi decidono di nascere anche sotto degli scivoli di cemento.
Il mio
Toro scava con impeto entrando addirittura sotto il lastrone di cemento, ma le terra era già mossa, evidentemente qualcuno ci aveva già anticipato. Peccato, perche’ vista l’intensità di lavoro della mia ruspa doveva essere proprio un
bel tartufo.
Non ci scoraggiamo e poco distante, mentre il Toro si concede una pausa fisiologica vedo che inizia a tirare di naso ed in fatti terminata la pausa inizia
subito a scavare con vigore.
Anche questa volta la posizione e’ impervia ma in poco tempo riesce a creare un varco grazie alla sua
muscolatura visibile e ben sviluppata.
Ogni tanto interrompo il lavoro del
Bracco Ungherese Toro per scrutare all’interno del foro e prendere un campione di terra per sentire se vi e’
profumo di Trifola, ma ancora non si sente nulla e allora ritorna alla carica la mia furia.
Ormai il foro e’ circa 50 cm e il Toro riesce ad entrarci con quasi tutta la parte anteriore del corpo, lo blocco di nuovo e questa volta mi basta mettere la testa nel foro per sentire il
profumo inconfondibile del tuber magnatum pico.
Visto il lavoro svolto premio il mio cucciolone con un bel po’ di crocchette ma anche per tenerlo lontano dal
tartufo e non farglielo rovinare con le sue delicate zampine.
Intravedo la parte superiore del tartufo, cosi’ metto via il vanghino ed inizio a lavorare soltanto con le mani per allentare la terra ….. finalmente il
tartufo viene a galla completamente.
L’operazione in tutto e’ durata circa 40 minuti, ho dovuto rompere qualche radice, ma ne e’ valsa la pena; anche se il tartufo ha una forma “bitorzoluta” emana un
profumo tagliente e pesa all’incirca 50 gr.
Dopo le 10 fatiche d’Ercole che abbiamo sostenuto per trovare questo tartufo decido di recarmi in un posto più comodo, lungo gli argini del Tevere, dove i ritrovamenti sono più numero ma di piccole dimensioni.
Lo scenario e’ un po’ diverso anche se ho percorso solo pochi Km.
Il suolo e’ ricoperto d’edera, segno di un
terreno fresco ed umido ideale per il tartufo bianco pregiato.
Sono presenti piante primarie (pioppi e querce e qualche nocciolo selvatico) ed anche fitti rovi che rendono la cerca del Toro un po’ più complicata del previsto.
Ogni tanto qualche breve intervallo dovuto ai richiami degli uccelli o di qualche altro cane nelle vicinanze ma con un secco richiamo torna subito al lavoro, si indirizza alle radici di un albero tagliato ed inizia a scavare.
Metto via la macchina fotografica perché in questo tipo di ambiente
i tartufi si sviluppano in superficie e con poche “raspate” sono già fuori del terreno o comunque a rischio di rottura dovuta all’impeto del cane.
I
tartufi di piccolissima dimensione escono addirittura dal foro durante l’azione del cane, fortunatamente il Toro riesce a percepire l’assenza del tartufo nel foro avviato ed inizia a vagliare la terra alla ricerca del mini tartufo, dimostrando una dote non presente in tutti i soggetti, anche se in questo caso devo essere lesto a toglierlo dalle sue fauci.
Il bottino finale non e’ da capogiro ma comunque di tutto rispetto visto la scarsità di piogge di questo pazzo autunno e grazie alla calda canna nasale del mio Toro
e’ sempre un divertimento uscire per boschi.
Sono proprio la rarità dei ritrovamenti, la
difficoltà nell’escavazione il lungo addestramento che il cane deve svolgere per arrivare a trovare tartufi anche difficili, che rendono così prezioso questo tuber ed e’ la sua bontà che lo rende il
Re della tavola.